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_Lind@_Posted: 22/2/2010, 15:58
CHANSON DE ROLAND
Il componimento è diviso in lasse, che si configurano come mondi autonomi perfettamente definiti. Tra ogni lassa ci sono legami che si richiamano a distanza. Le scene che si ripetono 3 volte danno un effetto di sospensione narrativa . il movimento della narrazione è circolare, le minime variazioni danno intensità all’episodio e concentrano l’attenzione sui particolari, trasfigurandoli in un aura soprannaturale.
Orlando è rappresentato come un eroe cristiano che combatte contro gli infedeli per conto di Dio. La sua fine va considerata come fine di un racconto agiografico: come un martire, 3 angeli portano la sua anima in cielo. L’intervento angelico è anticipato quando si parla dell’origine miracolosa di Durendala,( le reliquie incastonate), inoltre sono presenti altri elementi di fede: le invocazioni, l’atto di contrizione, la preghiera in punto di morte, le mani giunte. È anche però vassallo di Carlo, fedele, che ha partecipato alle numerose conquiste dei franchi elencate. Tale rapporto vassallatico è talmente intrinseco alla natura dell’autore che egli lo pone anche come modello del rapporto con Dio: Orlando offre il suo guanto a Dio come gesto di sottomissione che veniva eseguito durante il cerimoniale feudale.

Per la dolcezza della nuova stagione di Guglielo IX d’Aquitania
1071-1126
La lirica può essere considerata un repertorio delle situazione convenzionali della poesia trobadorica,: primavera come stagione privilegiata dell’amore, lontananza della donna, il patto d’amore che lega gli amanti, le chiacchiere dei maldicenti, l’amore come tensione e desiderio, ( ramo di biancospino v 15-16).
Il rapporto tra donna e poeta è modellato su quello tra vassallo e signore, trascinandosi dietro anche il vocabolario tecnico del diritto feudale. Il patto che lega i due amanti, l’anello il mantello il coltello divengono comprensibili solo nell’ambito delle istruzioni feudali della cerimonia d’investitura: il signore copriva il vassallo col mantello in segno di protezione

Contrasto di Cielo d’Alcamo
Possiamo vedere come questo componimento sia molto affine al genere provenzale della Pastorella: dialoghi che inscenano un rituale di seduzione a schema fisso, con scenario rustico , esplicite richieste amorose del corteggiatore ( aristocratico) e la fanciulla dissidente. In questo caso Amante e Madonna appartengono alla stessa categoria sociale, parlano la stessa lingua, ricorrendo sia a frasi di stampo cortese sia ad espressioni popolaresche. Questo intrecciarsi di registri linguistici mira ad un effetto comico. I due protagonisti cercano di ingannare l’altro simulando fino ad un certo punto. Il gioco sottile di equivoci e travestimenti sprigiona la sua ironia e giocosa ambiguità, anche con l’enfasi iperbolica del linguaggio.
Frequenti tonalità auliche di stampo cortese ( aulentissima, metafora della rosa, madonna mia) mentre ci sono anche collisioni di stampo dialettale che presentano tratti distintivi dei dialetti meridionali sia sul piano fonetico che morfologico. Anacoluti ed ellissi di parlata popolare, costrutto paratattico siciliano (v 67). Negli interventi dell’Amante si passa con disinvoltura da modi esasperati della galanteria cortese al contegno molto più allusivo e confidenziale.
Stanza originalissima, simmetrica secondo il metodo occitanico, tra una battuta e l’altra rimbalzano le parole e immagini , IMPROPERIUM ( v10-11) coblas capfinidas risponde all’esigenze mimico-dialogiche.