Replying to .Analisi del Testo
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IL PANZIPosted: 21/3/2010, 18:02
bella linda grazie..come al solito disponibile !!!..thanks !!!!!
_Lind@_Posted: 21/3/2010, 17:51
..raga.. Panzo mi ha detto che siete nei guai.. ecco la mia traccia.. é sulla poesia di Cavalcanti!!
Bellaaaaaaaaaaaaaaa

Tu mi hai così riempito di dolore che la mia anima vuole andarsene e i sospiri del mio cuore mostrano che non riesco più a sopportarlo. L’amore dice che gli dispiace che mi conviene morire perché lei non ha pietà di me. Mi sento come un uomo morto che si muove per uno strano artifizio e che ha una ferita sul cuore che sia evidente segno della causa della sua morte.
Sonetto con rime alternate nelle quartine mentre incrociate nelle terzine secondo lo schema ABAB ABAB CDE DCE. Nelle quartine le rime con –ire sono rese da verbi, mentre le altre sono miste.

La lirica può essere divisa in due parti che coincidono con la distinzione tra le quartine e le terzine.
Nella prima parte le due quartine sono tra loro indipendenti in quanto frasi tra loro separate da un punto fisso; ma a livello tematico possono essere raggruppate insieme perché rappresentano il classico modo di poetare di Guido Cavalcanti.
Il poeta si rivolge alla donna amata dicendole che lo ha addolorato talmente tanto che sia l’anima che il cuore vogliono morire, perché non sopportano questo dolore; anche lo stesso Amore è triste perché questa donna non ha alcuna pietà dell’amante.
L’atmosfera è molto triste e addolorata, ed è resa soprattutto grazie alle parole che sceglie Cavalcanti: dolore, partire, sospir, dolente, soffrire, duol , morire, piatate , sono tutte parole appartengono all’area semantica della sofferenza, inoltre la dieresi sulla parola niente, sembra voler far fermare il ritmo, già lento di per se, su quel dittongo, per accentuare che questa donna è davvero irraggiungibile e il poeta non ha alternative se non di struggersi d’amore per lei senza essere ricambiato, senza speranza.
Amore viene personificato come spesso accade nella poesia stilnovistica e si accorge della potenza che ha questa donna nei confronti delle emozioni dell’autore e parla all’amante stesso, senza però confortarlo, anzi sembra proprio dare il colpo finale a questo dolore, mettendo in faccia a Cavalcanti, che non può fare niente per poter suscitare pietà nella donna.
Il verso 2 e il verso 4 descrivono le parti interne del poeta che vogliono morire ; l’anima vuole “partire”, mentre il cuore non riesce più a “soffrire” , a resistere. Questo modo di rappresentare il proprio stato interiore è tipico di Cavalcanti, la sua drammatizzazione del conflitto interiore è sempre presente nelle suo opere e possiamo intuirlo proprio attraverso queste immagini che egli rappresenta: le parti del corpo del poeta prendono vita autonoma e si comportano come un individuo integro.
Nelle 2 terzine si articola invece una lunga metafora in cui l’autore si paragona ad un uomo che è morto che sembra a chi lo guarda dall’esterno fatto di rame o di pietra o di legno , che si muova solo grazie a qualche magia meccanica e che porti una ferita sul cuore che indichi apertamente come è morto.( “aperto segno”).Tra due brevi incisi, (verso 10 e verso 14) il poeta sottolinea che questo dolore, non solo gli provoca un mutamento interiore, ma bensì anche un forte cambiamento d’aspetto, che può essere mal interpretato dagli altri perché la gente lo “sguarda” , lo osserva con un senso di disprezzo; il secondo inciso invece pone in risalto il fattore della morte del poeta, simile a quella di questo ipotetico morto, una morte che sembrava solo metafora del suo dolore nella prima parte, ma che pare divenire reale nel momento in cui dice quelle poche parole (“ com’egli è morto”), sembra che Cavalcanti voglia proprio morire davvero concludendo in modo ancora più tragico il componimento.
Anche in questa parte salta subito all’occhio che molte parole appartengono alla sfera del dolore, fisico e psicologico “fuor di vita, ferita, morto”.
Come abbiamo già detto questa poesia può essere presa d’esempio per la tipica poetica di Cavalcanti perché rappresenta un buon esempio della sua abitudine a trattare in modo tragico dei sentimenti amorosi. Come possiamo notare la donna non è descritta, né è descritto alcun fattore positivo che deriva dal fatto di amarla; anzi; sembra proprio che amare questa donna sia uno sbaglio, perché ella non ricambia e quindi è uno spreco di energie questa lotta interiore tra corpo, cuore, anima e occhi. Analizzando questa tipologia di amore potremmo dire che si tratta di un amore essenzialmente egoista, il poeta infatti descrive soltanto le sue sensazioni, dolori, si strugge, quasi arrabbiandosi con la donna che è cattiva, “niente..piatate di te voglia audire” è senza cuore.
Ed era così anche l’iniziale concezione di Dante della poesia; parlare esclusivamente di se stesso e delle sue sensazioni , finché non incontrò le donne gentili, che gli fecero capire che quello che lui diceva di provare, ovvero un amore che andava al di là del solo saluto di Beatrice; che era un amare il fatto di amare la sua donna anche se non era ricambiato, fece si che egli scelse un altro modo di fare poesia, scelse la loda.
Egli cambiò atteggiamento completamente, la sua poesia divenne un regalo, amore gratuito verso la sua donna amata, dolcissime liriche in cui egli esalta tutti le qualità e le doti delle donne e DELLA donna che egli ama, esaltando i prodigi e gli effetti miracolosi che avvengono a chi le guarda.
Dante ha così scelto di staccarsi completamente dal poetare come uno dei suoi “maestri”, egli decide di non descrivere interamente la vicenda amorosa in interiore nomine, ma sceglie di passare a poesie più allegre, dolci , leggere, che hanno una visione molto più positiva anche dell’amore non corrisposto.