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_Lind@_Posted: 19/5/2010, 14:54
SULLA TOMBA DEL FRATELLO ( Catullo)

Venuto per molti popoli e molti mari giungo per recare queste misere offerte, per donarti l’ultima offerta della morte e parlare inutilmente alla tua muta cenere. Poiché la sorte ti ha portato via da me, oh miser, ti ha rubato da me ingiustamente. Ora tuttavia ,come, secondo la tradizione degli avi sono portate questi doni per offerta come triste tributo, prendili che stillano di pianto fraterno e per sempre stai bene e addio fratello.

UN DELIZIOSO COMPAGNO DI GIOCHI ( Catullo)

Passero, delizia della mia ragazza, con cui era solita giocare, tenere in grembo, a cui era solita dare la punta del dito mentre lo cercavi, a cui era solita provocare i morsi pungenti. Ti piaceva giocare con il mio radioso desiderio a non so quale dolce gioco come conforto per i suoi dolori, credo, affinchè si plachi il grave ardor: potessi giocare come lei e poter togliere i tristi affanni dell’animo.

LA DIVISIONE IN FAZIONI ( CesareI

Quando si è giunti a questo luogo, non sembra strana cosa raccontare delle tradizioni dei Galli e dei Germani, in qui queste nazioni differiscono tra loro. In Gallia, non solo divisi in tutti i popolim, ma anche in tutti i villaggi e parti, ma quasi anche in ogni singola casa, di queste fazioni ci sono dei capi che sono ritenuti di avere la somma autorità del loro giudizio, la quale ultima parola di ogni decisione e affare deve spettare a loro per ogni affare e giudizio. E ciò sembra essere un’antica introduzione per il motivo affinchè nessuno del popolo chiedesse aiuto contro i potenti. Infatti , nessun principe, non sopporta che i suoi vengano oppressi o circondati , qualora avvenga diversamente, non ha alcuna autorità tra i suoi. Questo è lo stesso sistema nella totalità della Gallia, infatti ogni popolo è diviso in 2 parti.

GLI UMILI (Cesare)

In Gallia, tra tutti quegli uomini ,che hanno una qualche considerazione e onore, ce ne sono due tipi. Infatti la plebe è considerata come gli schiavi, che non osa niente per se e non ha alcuna rilevanza nelle decisioni. La maggior parte si dice in schiavitù se non era in grado di estinguere debiti, o per la gravità dei tributi o schiacciati dai soprusi dei potenti. I nobili hanno in loro lo stesso diritto che i padroni negli schiavi.

I NOBILI (Cesare)

Un’altra classe, è quela dei cavalieri. Questi si dedicano tutti alla guerra quando c’è bisogno e qualcuno dichiara guerra, poiché prima dell’arrivo di Cesare soleva accadere ogni qualche anno che recassero oltraggio o che ne respingessero uno subito, e di questi, quanto più uno aveva per stirpe e richezza, tanto più era circondato da clienti e ambacti. Conoscono questa sola stima e potenza.

A Cesare annunziano che gli Elvezi avevano intenziondi di andare nel territorio dei Santoni, passando per il territorio dei Sequani e degli Edui, che non sono lontano dai confini dei Tolosati , che è un popolo in Gallia Narbonense. Se avvenisse così, capiva che ci sarebbe stato un grande pericolo della Provincia perché uomini bellicosi, nemici del popolo Romani, avrebbero avuto vicinissimi i campi aperti e molto fertili. Per questo motivo mise a capo delle fortificazioni che aveva fatto, il legato T. Labieno, lui stesso scese in Italia a tappe forzate, arruolò due legioni li, e ne tolse 3 che svernavano vicino ad Aquileia. E attraverso la strada più vicina che c’era verso la Gallia Cisapina per le Alpi, si diresse con queste 5 legioni. La i Centroni i Graioceli e i Caturigi, dopo aver occupato i luoghi più in alto, cercarono di ostacolare il passagio dell’esercito. Sconfitti in parecchi scontri, dall’Ocelo ( che è l’estremo confine della provincia citeriore) raggiungsero in 7 giorni il territorio dei Vonconti in provincia ulterior, dal li al territorio degli Allobrogi e poi condusse l’esercito dai Segusiavi ( sono i primi al di la del Rodano).
Gli Elvezi avevano già trasferito le loro cose per i passi alpini fino al territorio dei Sequani, ed erano giunti al territorio degli Edui, e avevano devastato i loro campi. Gli Edui, non potendo difendere da se i loro beni, mandarono degli ambasciatori a Cesare per chiedergli aiuto “ così come in ogni tempo avevano meritato del popolo Romano, così non avrebbero dovuto davanti all’esercito esseren devastati i campi romani, i loro figli condotti i schiavitù e le loro città espugnate.
Nello stesso tempo gli Ambarri, associati e consanguinei degli Edui, informarono Cesare che esse dopo che i campi erano stati distrutti non avrebbero facilmente ostacolato la violenza dei nemici. Anche gli Allobrogi che avevano possedimenti al di là del Rodano, si rifugiarono da Cesare e dimostrarono che non gli era stato lasciato niente al di la dei campi. Informato di queste cose, Cesare decise che non doveva attendere mentre, con tutti i beni degli alleati rubati, gli Elvezi raggiungevano il territorio dei Santoni.