AL cor gentil, Guinizzelli

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_Lind@_
view post Posted on 22/2/2010, 15:56 by: _Lind@_




Al cuore gentile ritorna sempre L’Amore, come l’uccello torna nel bosco tra i rami verdi. La natura non creò amore prima del cuore gentile né il cuore gentile prima dell’amore: c nel momento in cui ci fu il sole, immediatamente ci fu la luce, e non fu creata prima la luce del sole, l’amore prende posto nel cuore gentile così come il calore nello splendore del fuoco. Il fuoco dell’amore si accende nel cuore gentile come le proprietà in una pietra preziosa in cui non discendono dal pianeta finché il sole non la rende pura, dopo che il sole con la propria forza ne ha tratto fuori ciò che è impuro, il pianeta da loro le virtù. Così la donna, come una stella, innamora il cuore che per natura è stato fatto nobile e gentile.
Amore risiede nel cuore gentile per la stessa ragione per cui il fuoco sta in cima al candelabro, li splende a proprio piacere luminoso e terso, non ci potrebbe stare in altro modo, tanto è suscettibile. Così la natura vile è avversa all’amore come fa l’acqua al calore del fuoco per il freddo. Amore prende dimora come luogo affine nel cuore gentile come il diamante nel minerale del ferro.
Il sole colpisce tutto il giorno il fango che rimane vile e il sole non perde calore; l’uomo superbo dice” Sono nobile di nascita” a lui paragono il fango, al sole la nobiltà d’animo, perché non si deve credere che la vera nobiltà risieda fuori dal cuore nella dignità ereditaria, se non ha un cuore nobile disposto alla virtù come l’acqua si lascia attraversare dalla luce mentre il cielo trattiene le stelle e lo splendore.
Dio creatore splende nell’intelligenza angelica ( movimento) più che il sole ai nostri occhI: essa riconosce il suo creatore oltre il cielo e movendo il cielo a Lui obbedisce; e immediatamente ottiene così la beatitudine da Dio per il giusto lavoro, così in verità la donna, non appena splende nei suoi occhi, dovrebbe dargli il desiderio di non staccarsi dall’obbedire a lei.
Donna, Dio mi dirà.. che cosa hai presunto?, quando l’anima mia sarà davanti a lui. “ hai passato il cielo e giungesti fino a me e mi scambiasti all’apparenza in un vano amore, perché a me e alla regina dei cieli convengono le lodi perciò cessa ogni inganno!” io potrò dirgli “Assomigliava ad un angelo del tuo regno non commisi errore se l’amai”.

Stanze I-V struttura argomentativi, in cui G. espone una teoria personale della nobiltà ( gentilezza) : la vera nobiltà non trova il suo fondamento nell’appartamento a stirpe illustre ma nelle virtù morale i intellettuali dell’individuo che sono qualità naturali. È questa la nuova mentalità borghese del tempo, in contrasto con la concezione di nobiltà di sangue feudale.
G. formula una teoria dell’amore, ( I-III) che ha sede naturale nei cuori gentili. La donna si manifesta all’uomo dal cuore gentile e lo innamora, come la stella infonde nella materia depurata, le proprietà che la rendono preziosa-> in questo modo l’innamoramento si configura come un tradursi delle disposizioni naturali: solo l’uomo che è predisposto al bene può innamorarsi ma d’altro canto, è l’amore che rende possibile la sua predisposizione al bene. L’amore è concepito come un processo tutto interiore, un processo di ingentilimento e perfezionamento morale.
La donna opera secondo un disegno provvidenziale, nella stanza V, la più filosofica c’è il paragone fra l’azione degli angeli sul moto dei cieli e l’azione della donna sull’uomo: l’intelligenza angelica contribuisce all’ordine cosmologico mentre la donna a quello morale movendo il cuore dell’uomo verso il bene. La tradizionale metafora donna-angelo acquista perciò un significato più profondo grazie a questi fondamenti etico-filosofici..
Nell’ultima stanza Dio rimprovera l’anima di aver utilizzato nella sua paragoni celesti per un amore profano.
L’autodifesa consiste in una geniale risposta; l’errore è stato quello di innamorarsi della “sembianza” angelica della donna, la cui bellezza terrena è stata vista divina. C’è in questa stanza, una riflessione sulla poesia implicita: distaccamento dalla poesia cortese che usava a scopi profani nozioni religiose, e da chi aveva abbondanto completamente la poesia cortese per dedicarsi a quella religiosa. La sua è una poesia d’amore in cui la donna terrena assume la dignità di un impegno etico-cristiano.
Nelle stanza I-IV è molto forte l’uso dell’analogia, “cor gentil” è infatti paragonato con fatti ed elementi del mondo naturale (vertute, adamas) e concetti astratti (gentilezza, natura) sono sul piano filosofico e resi più concreti con l’uso di paragoni naturali. Nella stanza V invece l’analogia si trasferisce in un ambito sovrannaturale.
Nella VI stanza si proietta nel futuro immaginando l’incontro con Dio, attraverso l’uso dei dialoghetti che erano tipici nella poesia cortese tra amante e amata. L’argomentazione complessa si conclude con un finale più semplice e piano.
Sono presenti molti ornamenti retorici ( similitudini, ripetizioni di cuor gentil, amor, chiasmi e parallelismi, coblas capfinidas, ) che svolgono una funzione concettuale e immaginativa. Le coblas. riguardano termini chiave della poetica guinizzelliana. (cor gentil, splendore-splende).

Edited by _Lind@_ - 3/11/2010, 21:51
 
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