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_Lind@_
view post Posted on 22/2/2010, 16:03 by: _Lind@_




Ahi Lasso Guittone d'Arezzo

Ahimè ora è tempo di soffrire tanto per tutti quelli che amano la giustizia, che io mi chiedo dove trova guarigione e mi stupisco che il lutto e il pianto non l’abbiano già ucciso, vedendo la nobile Firenze un tempo ricca di frutti e l’onorevole tradizione romana che certamente muoiono se al più presto non vengono salvate perché la sua onorata e ricca grandezza e il suo valore sono già quasi andati via tutti. Ahimè quando mai fu sentito un danno così crudele? Dio come hai potuto soffrire che la giustizia perisse e si innalzasse l’ingiustizia?
Vi fu tanta grandezza nell’ormai sfiorita Firenze, finchè fu leale con se stessa che manteneva una tradizione imperiale conquistando , per il suo valore, province e terre vicine e lontane, sembrava volesse creare un impero come aveva già fatto Roma, ed era facile, perché nessuno poteva mettersi contro. E questo le spettava giustamente poiché non si affaticava per ottenere un utile ma per mantenere giustizia e pace, e dopo che le piacque fare così progredì così tanto che al mondo non c’era posto in cui non si cantasse il pregio del Leone.

Guittone intona un planctus , lamento funebre sulla rovina di Firenze, con versi intensi e carichi di sgomento.
C’è un drammatico confronto nelle II stanza tra la decadenza presente e il passato glorioso, Firenze città imperiale, viene rappresentata come legittima erede della tradizione romana, ( Romani avevano fondato Firenze), si parla più per concetti universali.
Uso dei simboli araldici di Firenze Fiore e Leone: il fiore simbolo di vitalità bellezza, ( nelle I stanza è un omaggio al passato, nella II un rammarico per la situazione del presente) il Leone invece, simbolo di fierezza e potenza appare soggiogato.
È un’invettiva, polemica morale e politica, inoltre è presente anche una certa ironia nel finale nel ringraziamento dei ghibellini.
Struttura complessa, coblas capfinidas, stile sublime, forti nessi logico-sintattici, ritmo intonato, incalzante e impetuoso. Antitesi, metafore e metonimie.

Donna de Paradiso di Jacopone da Todi
È una lauda dialogica tra un nunzio, Maria, la folla e Cristo. Jacopone mette al centro la Vergine, col suo dolore, strazio, lamenti e grida di donna terrena. È un dramma liturgico, centrato sull’episodio essenziale della storia sacra dei cristiani, piena di dolore che fa dimenticare a Maria la missione provvidenziale che si compie. Si svolge in un ambito umano senza riferimenti teologici, senza riflessioni sulla passione, il senso è puramente il dolore umano. Non sono presenti macabre descrizioni né orrore del corpo. L’umanità sembra riscattarsi nella figura della Vergine come madre terrena, e in quella di San Giovanni e del nunzio a lei uniti in una solidarietà fondata sul dolore. Non c’è nemmeno orrore verso la folla scatenata.
Il dramma si svolge con rapidità, linearità e semplicità. Il lessico è centrato sugli atti,sentimenti e oggetti semplici. La ripetizione enfatica,l’elencazione e una sintassi paratattica tolgono l’idea di una scrittura spontanea. Anafore per enfatizzare il dolore. La lauda si compone di 33 strofe come gli anni di Cristo divisa in due parti unite da 3 strofe che descrivono la crocifissione. I personaggi acquistano una connotazione psicologica, Maria è la madre che vede il figlio morire in croce, ricorda Gesù da piccolo e non vuole accettare la nuova situazione. Questa lauda aveva fini didascalici ( resi anche dalla rappresentazione di questo “dramma”) per sentire la passione emotivamente, le donne dovevano specchiarsi in Maria e saper compiere sacrifici per qualcosa di più importante. È un’esperienza agita.

Meravigliosamente di Giacomo da Lentini
Con grande intensità un amore mi stringe e mi tiene ogni momento. Come un uomo che osserva un modello e ne dipinge un immagine simile, così faccio io, che tengo la tua figura nel mio cuore. Sembra che io vi abbia nel cuore dipinta come apparite e non si vede da fuori. Oh Dio come mi pare crudele. Non so se lo sapete come vi amo di buon cuore, che sono così vergognoso che vi guardo solo di nascosto e non vi faccio vedere l’amore. Avendo un grande desiderio, dipinsi un quadro a voi bella somigliante, quando non vi vedo, guardo in quell’immagine e mi sembra che vi abbia davanti: come quello che crede di salvarsi per la sua fede sebbene non veda davanti a se ciò in cui crede. Mi brucia un dolore nel cuor come un uomo che ha un fuoco nascosto vicino al petto e quanto più lo stimola ,arde più forte e non può più stare chiuso: così brucio io quando passo e non guardo voi, viso amorevole. Se io guardo, quando passo verso voi, non mi giro,bella, per guardare di nuovo. Camminando via, ad ogni passo tiro un sospiro perché mi fate angosciare, e certo respiro affannosamente, che sono quasi fuori di me talmente mi sembra bella.
Vi ho molto lodato, madonna, per le vostre bellezze,in tutte le parti. Non so se vi è stato raccontato che io faccia questo per finta dato che voi continuate a nascondervi. Seppiatelo dai segni ciò che non dico con la lingua quando vo mi vedrete. Canzonetta nuova, vai canta la novità, vai al mattino presto dalla donna più bella, fiore di ogni amata, bionda più dell’oro fino “ Il vostro amor che è caro, donatelo al Notaio che è nato a Lentini”.

Nelle prime 3 stanze domina il motivo della contemplazione interiore, nelle altre 3 il travaglio amoroso, il collegamento viene fatto con “passo e guardo” ripresi all’inizio della IV stanza con la tecnica della coblas capfinidas. Alleggerimento tonale nella VII , “congedo”.
Nelle due parti si raccolgono due immagini significative: la figura nel cuore e il fuoco che brucia nascosto.
Queste immagini richiamano quelle cortesi, ma l’elemento della pittura ha una parte nuova in quanto c’è un diretto riferimento all’arte figurativa. Attraverso questa pittura nel cuore il poeta sembra svincolarsi dall’esperienza fisica dell’amore, privilegiando quella interiore.
Canzonetta dai versi brevi e strutture metriche semplici, andamento melodico e cantabile, stile piano e ornamento retorico e lessico non particolarmente ricercato. Non rinuncia ad una composizione accurata , “replicatio” del verbo parere che assume diverse sfumature di significato. Anche il termine pintura, è similitudine nella I , metafora nella II e quasi oggetto reale nella III.

Edited by _Lind@_ - 3/11/2010, 21:58
 
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