Tema 1 vacanze

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_Lind@_
view post Posted on 10/9/2010, 18:31 by: _Lind@_




TIPOLOGIA A
Se non è amore cos’è dunque quello che sento?
Ma se è amore, perdio, perché e quale?
Se è cosa buona, da dove arriva un effetto così acre e mortale?
Se è cattiva perché un tormento così dolce?
Se ardo di mia volontà perchè piango e soffro?
Se mi piace soffrire, a cosa serve lamentarsi?
O viva morte, o male dilettevole
Come puoi così tanto agire in me se io non lo permetto?
E se io lo permettessi, sbaglio a soffrire.
Mi trovo senza potere in una fragile barca in mezzo al mare con venti contrari,
così leggera di sapere e così carica di errore
che io stesso non so quello che voglio,
e tremo in piena estate desiderando l’inverno.
Sonetto dallo schema metrico ABBA ABBA CDE DCE.

Questo sonetto, anche a prima vista , risulta facilmente attribuibile al Petrarca perché rispetta lo stile, i temi e le espressioni che sono presenti in diverse opere del Canzoniere.
Il suo linguaggio poetico è riconoscibile da diverse caratteristiche: così come in “Pace non trovo e non ho da far guerra”sono presenti molte antitesi anche qui ne abbiamo diverse: nel verso 1 e 2 abbiamo l’opposto non è/è ( posto anche come un chiasmo s’Amor non é/è amor), nei versi 3 4 abbiamo aggettivi antitetici: bona/aspro e ria/dolce , nei versi 8 e 9 ,potrebbe sembrare anche un’ Epanalessi, però è ripresa nel senso opposto s’io no ‘l consento/ si io ‘l consento, infine abbiamo un’intero verso, il numero 12 in cui abbiamo sì lieve di savere/d’error sì carca.
Il secondo elemento caratteristico del linguaggio petrarchesco è la presenza della coppia di aggettivi ; ovvero l’abitudine che Petrarca ha di associare due aggettivi per descrivere uno stato, un soggetto: verso 3 effecto aspro e mortale, in questa poesia sono più presenti le coppie formate dal Così più aggettivo, per poter enfatizzare di più la caratteristica espressa dall’aggettivo: verso 4 sì dolce, verso 10 sì contrari, verso 12 sì lieve e sì carca.
Infine anche i parallelismi sintattici sono tipici del Petrarca; in questa poesia possiamo vedere come il verso 3 e 4 abbiano la stessa struttura (Se bona, onde l’effecto aspro mortale?
Se ria, onde sí dolce ogni tormento?) così come il verso 5 e 6 (S’a mia voglia ardo, onde ’l pianto e lamento?
S’a mal mio grado, il lamentar che vale?).
Questa poesia è concentrata sulla situazione emotiva del poeta poiché le parole riferite al poeta stesso sono molte: ( Io, mia, mio, me, io, io, mi , mi, i’medesmo io mi), inoltre, descrive le sensazioni che non riesce a spiegarsi perché sono molto opposte: come dice nelle prime due quartine egli non riesce a definire quello che sta provando, non vorrebbe che fosse amore, ma è costretto alla fine ad accettare che sia così, egli non sa cosa vuole perché soffre me gioisce nello stesso tempo, non sa se l’amore è buono o cattivo perché anche se soffre sta bene, non sa bene se è lui che vuole così o no perchè non capisce da dove arrivi la sofferenza, e se dunque lamentarsi è inutile perché se le è cercata. Proprio con queste domande retoriche egli capisce quanto l’amore sia una passione casuale, di quanto non dipenda dal cervello e dalla sue decisioni razionali. È grazie ad anafore( vv. 1, 3, 4, 5,6 ,9 S’), antitesi e ossimori che il poeta riesce a creare questa aura di incertezza , la ripetizione di Se all’inizio del verso, enfatizzano le domande retoriche e l’equilibrio instabile su cui si trova l’animo del poeta, le antitesi raffigurano direttamente i due diversi stadi del suo animo: il dolore e la dolcezza , anche se analizzando tutta la poesia, il campo semantico che prevale è quello della sofferenza ( aspro, mortale, tormento, pianto, lamento, lamentar, morte, male, torto, doglio, contrari, frale, error) , forse proprio perché il Petrarca, che è contrario a questa sensazione, cerca di sottolineare più i lati negativi. Ma è il verso 7 rappresenta al meglio questa situazione di dissidio emotivo; questi due ossimori possono essere interpretati in modi diversi; l’amore è un male che alla fine piace perché si sta bene ad amare qualcuno, anche se non si è ricambiati, ci si sente legati a questa persona, perché è l’unica cosa che ci tiene in vita, il solo vederla e poterla osservare anche senza magari parlarle. Amare una persona significa anche in parte rinascere, cambiare, perché è una passione indomabile ; ed è proprio questo che Petrarca non vuole, egli ritiene che l’amore lo faccia allontanare dalla ragione e da Dio, e lo faccia dunque morire, non vuole perdere il suo autocontrollo .
Questa visione dell’amore è presente anche in altre poesia di Petrarca, come prima citavo per le antitesi “Pace non trovo e non ò da far guerra”, posso citare nuovamente questa poesia per quanto riguarda le affinità che esistono tra queste due per la rappresentazione della situazione del poeta di dissidio dell’anima, nell’altra poesia il poeta descrive situazioni di dolore e di gioia, in modo molto sintetico rappresentando la diversità delle sue sensazioni.
Questa poesia è dunque contestualizzabile nelle diverse ambiguità che circondano il poeta: l’amore della donna non è più visto come avvicinamento a Dio, anzi, per Petrarca è simbolo delle cose terrene, che lo allontanano dalla retta via ma da cui lui non riesce a staccarsi. Forse egli studiando le opere classiche ha visto come l’amore veniva rappresentato, una questione completamente profana, e quindi diventa più coscenzioso sull’importanza di questo sentimento. Egli è un uomo razionale, dalle sue poesie possiamo capire come egli viva in una perenne stato di inquietudine morale-religiosa, sembra che descriva esclusivamente i suoi sensi di colpa poichè prova sensazioni che non riesce a spiegarsi, che , per questo, vengono ritenute sbagliate perché ostacolano il cammino verso l’alto, verso il Signore. Come sappiamo , questa poesia rientra nel Canzoniere, per definizione, “ La Storia”, della grande ambiguità di Petrarca.

Edited by _Lind@_ - 23/9/2010, 16:27
 
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