Il Gattopardo, appunti di analisi

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_Lind@_
view post Posted on 6/4/2011, 14:42 by: _Lind@_




C’è una costante ironia nelle pagine de Il Gattopardo, espressa, tra l’altro, dall’animazione metaforica degli oggetti o dall’uso esasperato di termini latini, latineggianti, pomposi, a volte barocchi. E non avrebbe potuto essere altrimenti poiché, come molti sanno, l’ironia tipicamente siciliana, beffarda e tagliente, contraddistingue il ricordo di Lampedusa ogni qualvolta leggiamo di lui. L’autore non fa quasi mai capolino nella vicenda ma, nella rarità delle intromissioni, la sua idea si esprime attraverso massime ricche di sarcastica verità: «attribuire ad altri la propria infelicità […] è l’ultimo ingannevole filtro dei disperati». Le descrizioni assolate, dominate dal senso di morte e dalla pesante pigrizia di un clima quasi africano, fanno intravedere splendidi paesaggi, indimenticabili raffigurazioni, tra cui quella dei giardini di Villa Salina e la fontana di Anfitrite; e indimenticabile è anche l’amato alano di don Fabrizio che — scriveva Lampedusa a Lajolo — «In un romanzo da cui quasi tutti i personaggi escono male è l’unico sicuramente positivo». Bendicò, eterno amico a quattro zampe, è come le stelle, ha il loro stesso compito: tranquillizza il principe, fiuta falsità e ipocrisie (significativo il suo ringhiare contro Angelica). I critici ne hanno giustamente sottolineato il ruolo strutturale all’interno della vicenda: appare all’inizio, facendo irruzione nella sala in cui si recita il rosario e nell’ultima pagina, quando muore trovando riposo «in un mucchietto di polvere livida», a suggellare la fine di tutto.
L’ideologia politica di Tomasi di Lampedusa è riassunta e semplificata, come scriveva Pampaloni, nella terza parte de Il Gattopardo — «senza vento l’aria sarebbe stata uno stagno putrido, ma anche le ventate risanatrici trascinavano con sé tante porcherie» —, nel discorso di Tancredi e nella sua celebre frase che descrive la situazione storica della Sicilia del 1860: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Infine, in riferimento alla concezione di Lampedusa della storia umana, vale l’espressione di don Fabrizio: «e dopo sarà diverso, ma peggiore».
L’ombra della morte, quasi sempre presente, è «come un ronzio continuo all’orecchio», nei presagi e nel sonno, nel solleone e negli oggetti; l’ineluttabile destino, a volte vigliacco, altre spudorato, si avverte costantemente in un crescendo vertiginoso. «L’annunciazione della morte comincia per don Fabrizio a palazzo Pantaleone […] nel calore del ballo […], nel suono del valzer che gli sembra l’immagine dell’incessante passaggio del vento sulle terre assetate» (3). E anche nel ballo dei due giovani innamorati, Angelica e Tancredi, il nero cupo e opaco della fine pesa angoscioso e funesto; ed essi sono: «Attori ignari cui un regista fa recitare la parte di Giulietta e quella di Romeo nascondendo la cripta e il veleno, di già previsti nel copione». Sono marionette in uno squarcio orribile e patetico, mentre li immaginiamo: «Nella reciproca stretta di quei loro corpi destinati a morire».
Nella confessione di don Fabrizio, il momento in cui i nostri occhi sono incapaci di staccarsi dalle righe del romanzo, si ha la sensazione di un procedere velocissimo verso l’epilogo preannunciato, terribile e straziante; i peccati parevano al principe troppo meschini per farne un elenco in quella giornata di afa; e poi: «era tutta la vita ad essere colpevole, non questo o quel singolo fatto; e ciò non aveva più il tempo di dirlo».
La chiave di lettura de Il Gattopardo, senza andare troppo lontano, la troviamo nelle parole stesse di Lampedusa, che in una lettera a Lajolo del 1956 scriveva: «Bisogna leggerlo con grande attenzione perché ogni parola è pesata ed ogni episodio ha un senso nascosto». Ne Il Gattopardo: «Non vi è nulla di esplicito»; e l’«esplicito», per usare il significato lampedusiano del termine, è qualcosa di «rozzamente contadinesco o brutalmente melodrammatico» (4). (D.M.)

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Il grande tema del Gattopardo è l’indifferenza tra la storia e il destino individuale. Il principe vive in un’epoca di transizione, egli sembra esprimere che tutti viviamo in epoche di transizione, che c’è sempre del vecchio che viene perduto per sempre. I conti della storia con l’uomo non tornano mai, l’affemazione dell’uomo sta nell’orgoglio dei ricordi, e nell’ironia in cui non si fa travolgere da questo orgoglio mentre già comincia a guardare verso la morte.
Lo schema di romanzo storico è finzione per nascondere il personaggio che deve accettare il proprio destino.

Descrizione dei cibi- decadenza, sfarzo e ricchezza




Inizialmente Fabrizio si arrabbia quando capisce che ci sarà un cambio di ceti dirigenti p. 46, ed è deluso perché forse sarà soltanto qualcuno perché è lo zio di Tancredi.
Fabrizio ha paura che il suo feudo sia cambiato per la nuova realtà, quando arriva a Donnafugata dice “Grazie a Dio è tutto come prima”. Sebbene il paese sia come prima, il nostro Principe, dice Lampedusa, ha cominciato a perdere potere nel momento in cui si è messo a parlare cordialmente.
Crede che la rivoluzione sia una commedia, con un po’ di sangue in cui avverà un cambio della classe dirigente.
Ritiene che nel nuovo regno bisogni partecipare/essere come fa Sedara, ma i siciliani che si ritengono perfetti non possono correggere i loro difetti e cambiare il loro modo di essere.
Mastica amaro sia per il matrimonio che per il plebiscito.
Il Principe non muove dito affinchè le cose abbiano un corso diverso da quello che sta avvenendo.Assiste con amarezza all’agonia dell’aristocrazia. Sa di appartenere ad una generazione disgraziata a cavallo dei tempi.
Se il nome di Garibaldi lo faceva turbare, quando sta per morire, egli accetta la fine del casato Salina.
Fabrizio: inconsapebole nelle prime parti , lucido pensatore alla fine. Duplicità , lotta con la sua consapevolezza, si evolve nel romanzo.


Sedara falsifica il plebiscito, egli è consapevole del cambiamento che sta avvenendo, vede per lui la possibilità di ascesa sociale. Cerca di raffinarsi , non vuole mostrare la rozza moglie, insiste sulla possibile nobiltà della figlia poiché sembra sentirsi a disagio col Principe. Nel momento del contratto matrimoniale però, fa pesare la sua ricchezza, poiché sa che è uno dei motivi per cui questo matrimonio s’ha da fare , denaro in cambio del “nome”.

TEMPI

Macrosequenze:
1860- I-IV Adattamento alla nuova realtà di Fabrizio
V- Padre Pirrone a Casa.
VI-IX Decadenza a partire del Ballo.

Premonizioni e anticipazioni
FF- tradimento di Angelica, futuro in fumo di Tancredi e Angelica, matrimonio mal riuscito, Sedara eletto senatore (10 anni), Malattia di Angelica (3 anni)
FB- studio re Ferdinando II, Tancredi e il quadro.
RIPRESE DI ARGOMENTI: pesche lodate/regalate, figlio Giovanni, Vulcano-Garibaldi
Il tempo non scorre linearmente , salti avanti e indietro, fabula non concide con l’intreccio. Le rievocazioni sono trasferite all’interno delle meditazioni del protagonista. ( soldato morto, udienze dal Re, plebisicito, lettera di Tancredi)
Il tempo è un ingrediente essenziale del romanzo, ne infrange le regole ma lo scandisce con grande meticolosità . i momenti in cui si svolge la storia è sempre specificato, il passaggio distruttore del tempo svolge un ruolo fondamentale . Il Gattopardo è un romanzo sugli effetti del passare del tempo.
Punto di vista principalmente quello del Principe , autore dimostra di saperne di più del personaggio ( anticipazione, limiti della comprensione), descrizione del paesaggio , rispecchiando l’umore del Principe e adatta i suoi criteri per descrivere gli altri personaggi. [ Parte V punto di vista Padre Pirrone, VIII Concetta]

Dominio borbonico- fascismo
Conquista garibaldina- occupazione alleata
Vita politica dopo l’unificazione- vita dopo il 1945


Stile
Descrizioni:
-Metafore, Similitudini che rendono animato l’oggetto di cui si parla in relazione con l’umore del personaggio in primo piano
-Giardino “rassegnato” di villa salina (Decadenza anche nel giardino)
-Rapporto tra paesaggio e personaggio evidente nella visita a mariannina (F stava per andare contro la morale cattolica-bigotta incarnata dai conventi che dominano su Palermo)
-L’architettura, mobilio, oggetti della villa complici del ciclone sensuale percepito da tutti gli abitanti della villa
-Immenso squallore privo di partecipazione emotiva da parte del narratore.
-Vento (nella giornata del plebiscito falsato – presunta rivoluzione)! Sole!
-Carattere autobiografico anche nelle descrizione.
Sfiducia nella storia.
“Ironia Siciliana” atteggiamento irriverente e provocatorio.
Tomasi: << tutto il libro è ironico amaro e non privo di cattiveria bisogna leggerlo con grande attenzione perché ogni parola è pesata e ogni parola ha un significato nascosto.>>
Ironia anche come qualità positiva (Fabrizio e Tancredi)
Ironia multiforme e con molteplici scopi.
Personaggi vittime dell’ironia dell’autore in diversi modi:
-Concetta: volontà di rispecchiare ciò che il personaggio vuole mostrare all’esterno. (contrasto da contrario di ciò che narratore e lettore sanno essere vero)
-Pirrone: Bonaria derisione – giocato sulle similitudini.
-Tancredi: argine alla sentimentalità del personaggio nei confronti dello zio. (propria del personaggio)


Lapsus personaggi per mostrare ambiguità del loro pensiero, ipocrisia e differenze con opinioni dell’autore.
Enormi segreti dei personaggi.
Angelica ingannatrice (cfr Orlando Innamorato)

Rivoluzione non morale solo nell’istituzione.

Autobiografia:
“troppo introspettivo e psicologico per essere un romanzo storico, e troppo storico per essere un romanzo introspettivo.” Tomasi aveva scritto che il principe rappresentava il suo bisnonno ma tutti suoi amici avevano detto che invece assomigliava a lui.
La sua esperienza è ben visibile nelle descrizioni, nella personalità del Principe ( Tancredi è invece Gioacchino) e nei ricordi ( quadro, giardino, statue).
Studi biografici della famiglia Lampedusa riportano un corrispettivo reale per ogni personaggio.
Molti critici ritengono che Tomasi abbia diffamato la storia, inserendo la sua ideologia reazionaria ,riportando un’immagine errata della Sicilia.
L’ideologia dell’autore è aristocratica ed elitaria.

SICILIA
Strada piene di polvere, mosche, rozze. Sicilia morta nel paesaggio, paralisi, distruzione femmine sciatte a casa Ponteleone . Sicilia addormentata in un fascio di orgoglio unicità passiva, porta rancore verso i conquistatore , auspica all’indipendenza ed anche all’italia Unita.
Censura Borbonica aveva fatto si che non si conoscessero molti scrittori p136
Discorso con Chevalley p161

Amore come stimolo e lievito dell’intelligenza, poco incisivo, l’amoreggiare di Tancredi e Angelica è finzione, il loro amore è calcolo. ( Nome in cambio di soldi)
IDEOLOGIA
Rancore verso i conquistatori, rabbia passiva, desiderio di indipendenza ma anche di unità dell’Italia. I siciliani sono diversi da tutto il mondo, è la terra del pessimismo, immobilità , la Sicilia è orgogliosa e addormentata.
I siciliani si deificano per le varie umiliazioni subite, al posto dei borbone arriveranno i piemontesi.
Lampedusa non ha fiducia in quelli che sostituiranno gli aristocratici, è deluso , assettato di giustizia, non gli piace il mondo perché non è come lo vuole lui. Non accetta chi temporeggia, riconsce di non poter cambiare il mondo e usa la morte per difendersi.
 
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