Una giornata di Seneca, Epistulae ad Lucilium 83 1-7

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_Lind@_
view post Posted on 27/2/2012, 15:56 by: _Lind@_




UNA GIORNATA DI SENECA
Tu chiedi che ti siano descritti i miei giorni uno per uno per filo e per segno: mi giudichi bene se credi che non ci sia niente che io nasconda. Almeno bisogna vivere come se vivessimo davanti agli occhi di tutti, bisogna pensare come se qualcuno potesse guardare nell’intimo del petto e può. Che giova infatti che qualcosa sia nascosto all’uomo? Niente è oscuro a Dio, è presente nei nostrei animi e sopraggiunge in mezzo ai pensieri – dico “sopraggiunge” come se in qualche momento si allontanasse. Dunque farò quello che mi ordini, e volentieri ti scriverò ciò che faro e secondo il tuo ordine.
Me osserverò subito e , cosa che è più utile, esaminerò la mia giornata. Questo ci rende pessimi; il fatto che nessuno guardi la sua vita, pensiamo a cosa potremmo fare, e raramente ciò, non pensiamo a cosa abbiamo fatto , e la saggezza del futuro viene dal tempo passato.
Oggi è tranquillo , nessuno me ne ha strappato niente, è stato diviso tutto tra letto e lettura, solo un minimo è stato dato all’esercitazione del corpo, e di ciò ringrazio la vecchiaia,: non mi riguarda molto.
Appena mi muovo sono stanco, questa è la fine degli esercizi anche per i più forti. Chiedi dei miei allenatori? Me ne basta uno solo, il piccolo Fario , come sai, amabile ma verrà cambiato: oramai ne desidero uno più giovane. Questo dice che abbiamo lo stesso problema , poichhè ad entrambi cadono i denti. Ma già a stento seguo quello che corre e tra pochi giorni non riuscirò più: vedi a cosa giovi l’esercizio quotidiano. Rapidamente si crea un grande intervallo in direzioni diverse tra i due che camminano: nello stesso tempo quello sale, io scendo e non sai quanto il secondo sia veloce. Ho mentito, la nostra età non decade, precipita. Chiedi in che modo finirà la nostra battaglia quotidiana? Cosa che avviene tra i corridori raramente, siamo arrivati pari. Da questa fatica più che esercizio fisico, sono entrato nell’acqua fredda: così chiamo io l’acqua tiepida. Quello tanto amante dell’acqua , che salutavo solitario le calende di gennaio, io che nell’anno nuovo come desideravo leggere,scrivere, dire qualcosa, così desideravo di buttarmi nel ruscello, per primo ho trasferito armi e bagagli al Tevere , poi a quella tinozza che il sole scalda, finchè sono fortissimo e le cose stanno bene: non mi è rimasto molto tempo per dedicarmi al bagno. In seguito pane secco e senza tavola per pranzo, dopo cui non bisogna lavarsi le mani. Dormo pochissimo. Conosci la mia consuetudine: dormo pochissimo e come intervallato è sufficiente per me aver smesso di essere sveglio , capisco di aver dormito quando mi sveglio. Ecco che il rumore del circo fà strepito , le mie orecchie sono ferite da una voce di molti improvvisa. Ma non scuotono i miei pensieri né li interrompono . sopporto pazientemente il fremito , molte voci confuse in una sola sono per me come onde o come vento che scuote le piante o come le altre cose che risuonano senza ragione.
 
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