Liber I lettera VII Seneca, Epistulae ad Lucilium

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_Lind@_
view post Posted on 27/2/2012, 21:01




LIBER I LETTERA VII
Seneca augura salute al suo Lucilio
Chiedi cosa stimi che debba essere soprattutto evitato? La folla. Mai ti affiderai a quella con sicurezza. Io certamente confesserò la mia debolezza mai riporto indietro gli stessi costumi che ho usato, qualcosa da ciò che ho messo in ordine viene turbato, qualcosa dal quale ero fuggito ritorna.
Ciò che accade agli ammalati che una lunga debolezza lo colpisce a tal punto che in nessun luogo vengono portati senza pericolo, questo accade ai nostri animi che si rimettono da una lunga malattia. La frequentazione di molti è nemica: ognuno o affida o imprime o unge con un qualche vizio noi inconsapevoli.
Così quanto maggiore è il popolo con cui ci mescoliamo, tanto è maggiore il pericolo. In realtà non c’è niente di più dannoso per i buoni costumi che stare in un qualche spettacolo, infatti allora per mezzo del piacere i vizi si insinuano più facilmente. Cosa reputi che stia dicendo? Divento più avaro, lussurioso, ambizioso? No, più crudele e più inumano, poiché sono stato tra gli uomini. Per caso mi trovai in uno spettacolo pomeridiano, guardando lusso e satira e qualcosa di rilassante con cui gli occhi degli uomini si riposano dall’umano conflitto. È il contrario qualsiasi combattimento precedente è stato misericordia , ora, dimenticate le sciocchezze, sono meri omicidi. Non hanno niente con cui coprirsi , esposti ai colpi con tutto il corpo non colpiscono mai invano. La maggior parte preferisce ciò a quelli ordinari e straordinari. Perché non dovrebbero preferirli? La spada non viene respinta né dall’elmo né dallo scudo. A che pro le difese? A che pro le tecniche? Tutte queste cose sono rallentamenti della morte. Di mattina gli uomini sono gettati ( in pasto) ai leoni e agli orsi, di pomeriggio ai loro spettatori. Gli spettatori ordinano che gli uccisori vengano gettati i pasto a coloro che li uccideranno e trattengono il vincitore per un’altra strage , l’esito per chi combatte è la morte. La cosa viene condotta con ferro e fuoco. Queste cose accadono mentre l’arena è vuota. “ ma qualcuno ha commesso un furto , qualcuno uccise un uomo” , e quindi? Perché ha ucciso , quello ha meritato di patire ciò: cosa hai fatto infelice per vedere ciò? “ Uccidi, colpisci, brucia! Perché va incontro alla spada così timidamente?” Perché uccidie poco audacemente? Perché muore così poco volentieri” Si spinge verso le ferite con le botte, si scambiano mutui colpi con nudi e posti di fronte corpi. Lo spettacolo è stato interrotto. Nel frattempo gli uomini si sgozzano per fare qualcosa. Su , non capite nemmeno questo che i cattivi esempi ricadono contro quelli che li fanno? Ringraziate gli dei immortali che insegnate ad essere cattivo a colui che non può imparare.
L’animo tenero e poco tenace nella rettitudine deve essere sottratto al popolo : viene facilmente trascinato dalla massa. (Frequentare )una massa di gente diversa da loro avrebbe potuto cambiare i costumi persino di Socrate, Catone, Lelio : a tal punto che nessuno di noi , che prepariamo soprattutto il nostro ingegno, può sopportare l’assalto dei vizi che vengono con così tanta compagnia,. Un solo esempio di lussuria e avarizia, fa molto male: in commensale troppo raffinato, poco a poco snerva e ammollisce , il ricco vicino scatena la cupidigia, il compagno malvagio trasmette la sua ruggine ad uno sebbene sia candido: cosa credi che avvenga a questi costumi ai quali si è fatto pubblicamente un attacco? È necessario che tu li imiti o li odi. Tuttavia bisogna evitarli entrambi, : affinchè non sia simile ai malvagi, che sono molti, sia che non diventi nemico dei malvagi perché sono diversi da te . ritirati in te stesso quanto puoi , frequenta quelli che ti faranno migliori, incontra quelli che puoi rendere migliori. Queste cose vanno fatte insieme, gli uomini imparano mentre insegnano. Non c’è motivo per cui la gloria di rendere pubblico il proprio ingegno faccia si che tu vada in mezzo alla folla affinchè tu voglia recitare a questi o discutere: vorrei che tu facessi questo se avessi una merce adatta a questo popolo, non c’è nessuno che ti può capire. Qualcuno forse, uno o l’altro capiterà, e tu dovrai formarlo ed educarlo al tuo intelletto. “ Per chi dunque ho imparato queste cose? Se hai imparato per te non c’è motivo per cui tu tema di aver perso tempo.
Ma perchè non impari solo io oggi, ti comunicherò 3 massime che mi sovvengono riguardo questo significato , delle quali una assolve il debito di questa lettera, le altre due prendile in anticipo. Democrito dice “ Una persona sola vale per un popolo, e il popolo vale una sola persona. Dice bene anche quello, chiunque fu , c’è ambiguità nell’autore, quando fu interrogato da uno a cosa mirasse tanta diligenza in un sapere che sarebbe giunto a pochissime persone.” Per me pochi sono sufficienti, uno solo è sufficiente, anche nessuno è sufficiente”. Epicuro egregiamente disse questa terza massima scrivendo ad uno dei suoi compagni di studi “ io tutto ciò lo faccio non per molti ma per te, siamo ognuno teatro grande abbastanza per l’altro”. Mio Lucilio, queste cose sono da conservare nell’animo, affinchè disprezzi il piacere che deriva dal consenso dei più. Molti ti lodano, perché ti interessa se tu sei quello che molti capiscono? Giudica secondo la tua coscienza.
Stammi bene.


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